ISBN: | 978-88-98989-81-2 |
Il gusto della polarità implica una polarizzazione, fra chi resta e chi parte, fra lo stanziale e il nomade, fra chi si contenta della propria medietà e chi, invece, la sfida agognando l’impervio, fra chi accetta la condizione imperfetta dell’umanità e chi invece vuole riformarla, costringerla entro percorsi di purificazione, fra chi, più in generale, sogna un destino trascendente per l’umanità e chi invece tollera o persino si compiace dell’immanenza. Sembrano, queste, riflessioni filosofiche anch’esse astratte e forse pure estreme, sui massimi sistemi del sogno di trascendenza contrapposto all’esistenza fra le ombre dell’essere, e in effetti si tratta di temi divenuti centrali nella riflessione filosofica della modernità e ancor più della post-modernità.
Sembrano, si diceva, temi filosofici astratti, anch’essi per certi versi estremi, ma nella realtà toccano un filo molto comune e quotidiano dell’esperienza.
Basta infatti circolare per le reti sociali digitali, i social networks, nei quali spendiamo adesso molta parte della nostra vita, per cogliere ovunque un desiderio di distinzione e affrancamento che spesso porta a sposare posizioni estreme, a rifiutare la mediazione, a disprezzare il senso comune, entusiasti e al tempo stesso prigionieri dell’illusione che una verità più ardente, che un’esistenza più vera possano celarsi anche nelle pieghe del web, lì dove si rifiuta la normalità dell’esperienza e si cerca la vetta, sovente però piombando nell’abisso della tensione inconciliabile, del conflitto, dell’aggressione alla medietà altrui, nell’irrazionalità delle teorie del complotto, delle fake news, degli estremismi d’ogni sorta.
Massimo Leone è professore ordinario di Filosofia della Comunicazione e Semiotica culturale presso l’Università di Torino e Direttore del Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Prefazione
Massimo Leone
pp. 7-10
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202301
Forza e fragilità nella vita etica. Un caso speciale di resilienza morale
Paolo Costa
pp. 11-22
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202302
Gli effetti simbolici dello Hate Speech: riflessioni sul caso dell’odio rivolto a minoranze religiose
Valeria Fabretti
pp. 23-33
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202303
Oltre le polarizzazioni: ripensare la bioetica a partire da cura, giustizia e autonomia relazionale
Lucia Galvagni
pp. 35-45
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202304
Depolarizzazione nella religione e nell’etica
Sara Hejazi
pp. 47-57
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202305
Le convinzioni deliranti: marchio della follia, meccanismo di difesa o “spoletta di emergenza”?
Eugenia Lancellotta
pp. 59-66
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202306
L’usignolo e la rondine. Due «edonismi religiosi» in Lorenzo Valla?
Enrico Piergiacomi
pp. 67-78
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202307
Disaccordo e rilevanza religiosa
Boris Rähme
pp. 79-91
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202308
Depolarizzazioni: il caso delle immagini dell’Intelligenza Artificiale
Alberto Romele
pp. 93-104
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202309
Dai «dieci comandamenti» al «Decalogo»
Debora Tonelli
pp. 105-116
DOI Number: 10.14598/Discorsi_oltre_202310
Indice delle autrici e degli autori
pp. 117-118
Paolo Costa è dottore di ricerca in Filosofia e ricercatore senior presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Valeria Fabretti, dottoressa di ricerca in Sistemi sociali, Organizzazioni e Analisi delle politiche pubbliche, è ricercatrice presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento e docente a contratto in Sociologia presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Lucia Galvagni, dottoressa di ricerca in Bioetica, è ricercatrice presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Sara Hejazi, dottoressa di ricerca in Antropologia culturale ed epistemologia e ricercatrice presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Eugenia Lancellotta è dottoressa di ricerca in Filosofia e ricercatrice postdoc presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Massimo Leone è professore ordinario di Filosofia della Comunicazione e Semiotica culturale presso l’Università di Torino e Direttore del Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Enrico Piergiacomi, dottore di ricerca in Filosofia antica, è professore associato presso l’Università Technion di Haifa e visiting fellow presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Boris Rähme, dottore di ricerca in Filosofia, è ricercatore presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento e docente a contratto in Filosofia presso l’Università di Trento.
Alberto Romele, dottore di ricerca in Filosofia, ha collaborato con il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento ed è ora ricercatore in filosofia morale all’università di Torino.
Debora Tonelli, dottore di ricerca in Filosofia e Teologia, è ricercatrice presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
Prefazione
Massimo Leone
L’idea di questo libro nasce da un’esperienza e da un’immagine, da una visita al museo delle esplorazioni polari dell’Università di Cambridge, e dall’icona di un fallimento: l’esploratore Robert Falcon Scott che sfida il freddo glaciale, la fatica e il vento sferzante per spingersi lì dove nessuno mai aveva osato, lì dove alcun essere vivente riesce a sopravvivere, sospingendo la propria slitta e i propri compagni di avventura verso il polo estremo dell’Antartide, verso il punto ultimo dell’esplorabilità, verso il nadir dei ghiacci, per poi scoprirvi, affranto, sconsolato, inconsolabile, moralmente distrutto, che il tremendo Amundsen vi aveva già piantato una bandiera nera, obbligando tutti gli altri esseri umani a restare secondi, spettatori di un successo già compiutosi. Scott ne morì, e così pure i suoi, perché tornare dall’estremo dopo una sconfitta è troppo penoso, e conduce alla perdizione.
Ma i lettori e le lettrici più giovani ricorderanno anche la storia gemella raccontata da Sean Penn nel film Into the Wild, di quell’adolescente che per assaporare fino all’ultima goccia il gusto dell’impervio e della libertà brucia tutto, i documenti i soldi i legami con famiglia amici e lavoro, e si ritrova anch’egli al polo estremo, nel freddo assoluto, estatico, finalmente reciso da ogni altra bassa umanità, ma per poi scoprire, anch’egli con uno sgomento definitivo, che l’ebbrezza dell’inverno termina con lo scioglimento dei ghiacci, e la creazione di un divario incolmabile con tutto ciò che ci si è lasciati alle spalle, la società, la civiltà, il denaro, ma anche il cibo, la sopravvivenza.
Queste due storie di ardore per l’estremo, l’una più antica, l’altra più recente, colpiscono e rattristano, ma al tempo stesso affascinano. Chi non ha mai sognato, infatti, sia pure per un momento, di ergersi al di sopra del quotidiano per toccare vette di purezza estrema, dove il corpo e la mente siano cristallini, liberati da ogni ostacolo e zavorra, e vivano come un istante estatico d’intenzionalità adamantina, ove l’essere si fonde con l’esistente e vi riluce pienamente senza che questo gli faccia ombra alcuna? Oppure il sogno di un estremo sociale, in cui tutto ciò che ci circonda, dalla natura...