Il volume pone a tema, in prospettiva etica, la pertinenza della nozione di perdono in ambito giurdico-politico, con particolare attenzione alla sfera della giustizia penale.
Il perdono si presenta come una figura al contempo ambigua e promettente: sembra negare le esigenze proprie della giustizia (fino a negare la giustizia in sè), e al contempo appare - perlomeno in determinati casi - come l'unica via percorribile per assicurare che giustizia sia davvero fatta: appare dunque come qualcosa che è al tempo stesso impossibile e necessario. La necessità di pensare tale paradosso attiva competenze molto diverse tra loro, richiedendo un'analisi multidisciplinare, come anche un ascolto delle situazioni concrete.
Il volume raccoglie interventi di studiosi del testo biblico, di storici delle dottrine politiche, di teorici del diritto e della politica, di studiosi di diritto penale e di etica, insieme alle testimonianze di persone coinvolte - a diverso titolo - in esperienze sul campo.
Stefano Biancu, dottore di ricerca in Filosofia e in Teologia, svolge attività di ricerca presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler. È inoltre docente di Etica all'Università di Ginevra e professore a contratto all'Università Cattolica di Milano.
Alberto Bondolfi è stato docente di Etica presso le Università di Losanna e di Ginevra. Dal 2012 dirige il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler.
Presentazione
Il presente volume trae ispirazione dai lavori di un seminario internazionale tenutosi a Trento nei giorni 22-23 ottobre 2013 su iniziativa del Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler.
Intento del seminario era di porre a tema, in prospettiva etica, la pertinenza della nozione di perdono in ambito giuridico-politico, con particolare attenzione alla sfera della giustizia penale.
Perché dunque un Centro di ricerca impegnato sul fronte delle scienze religiose e dell’etica dovrebbe occuparsi di simili questioni? La risposta a tale interrogativo ha a che fare con la nozione stessa di perdono, la quale richiede una riflessione multipla e interdisciplinare, irriducibile al campo degli studi penalistici in senso stretto.
Il perdono si presenta infatti come una figura al contempo ambigua e promettente: sembra negare le esigenze proprie della giustizia (fino a negare la giustizia in sé), e al contempo si propone – perlomeno in alcuni casi – come l’unica via percorribile per assicurare che giustizia sia davvero fatta: appare dunque come qualcosa che è contemporaneamente impossibile e necessario. Tale paradosso attiva competenze molto diverse tra loro, richiedendo un’analisi al contempo storica e teorica, filosofica e giuridica (e finanche teologica). Ma richiede anche un ascolto, attento e umile, delle esperienze che – perlomeno a partire dagli ultimi decenni del XX secolo – si sono susseguite, in materia, in varie parti del mondo.
Non a caso il volume raccoglie interventi di studiosi del testo biblico (A. Schenker), di storici delle dottrine politiche (G. Campanini), di teorici del diritto e della politica (P.P. Portinaro, L. Passerini Glazel, F. Haldemann), di studiosi di diritto penale (C. Mazzucato) e di etica (S. Biancu), insieme alla testimonianza di persone coinvolte in esperienze sul campo (M. Milani).
Il seminario si proponeva di rispondere ad alcuni interrogativi in particolare: quale spazio – teorico e pratico – accordare al perdono nell’ambito della giustizia penale? Come uscire dal dilemma di un perdono che si presenta al contempo impossibile e necessario? Quali strade – teoriche e pratiche – percorrere? ...
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