Istituzione: FBK - ISR Corso Superiore di Scienze Religiose
(Facoltà Teologica del Triveneto)
Tipologia: Tesi di Laurea in Scienze Religiose
Anno Accademico: 2012 - 2013
Relatore: prof. Andrea Decarli
Collocazione: i-14 020 0318
Consultazione: autorizzata
Pagine: 42
C’è un grido che accompagna dalla nascita alla morte la creatura; un grido che percorre la stessa strada della creatura lungo il tragitto della storia, da Israele ad Auschwitz, e prima e oltre; un grido che di fronte al dolore e alla sofferenza chiede giustizia. Troppo spesso l’invocazione delle vittime – in fondo, lo siamo tutti – rimane inevasa, rimane inascoltata. Metz chiede alla riflessione teologica, ma non solo, di farsi carico di questa invocazione inevasa: il richiamo alla memoria passionis, con il suo peso, àncora ogni tentazione idealistica al volto dei sofferenti, al volto delle vittime. In tal modo, la questione del grido e del dolore diviene davvero ineludibile. La centralità del volto delle vittime, dei sofferenti, impone allora al cristianesimo, e a chi vuole chiamarsi cristiano, di declinare la propria spiritualità in senso concreto, in una mistica degli occhi aperti, che si radica nello sguardo attento e vigile all’altro. Ma, oltre, permette di sviluppare una conpassione, una condivisione della storia di sofferenza delle vittime, nella sequela di Gesù, il cui primo sguardo fu rivolto al dolore dell’altro. Questo breve elaborato si propone di presentare in tale prospettiva la riflessione metziana, che può risultare davvero decisiva in questa epoca, da alcuni definita post-teologica, ma che rischia di divenire post-umana.