Maria nel culto della Chiesa.

Dal Concilio Vaticano II alla "Marialis Cultus"

Maria Del Carmen Zandonai


Collana: Tesi CSSR
Numero: 309

Tesi

Istituzione: FBK - ISR Corso Superiore di Scienze Religiose
(Facoltà Teologica del Triveneto)
Tipologia: Tesi di Laurea Magistrale in Scienze Religiose
Anno Accademico: 2012 - 2013
Relatore: prof. Alberto Dal Maso
Collocazione: i-14 020 0309
Consultazione: autorizzata
Pagine: 150

Abstract

Questo elaborato di tesi magistrale ha per oggetto centrale il commento all’Esortazione Marialis cultus (MC) di Paolo VI. Accostarsi a questo documento ha comportato altresì la necessità di collocarlo nel suo contesto preciso, fornendo i necessari punti di riferimento per una sua precisa lettura. Per perseguire questo obiettivo si è tracciata la panoramica della mariologia così come si presentava nel periodo preconciliare, momento di grandi trasformazioni nell’universo teologico. Si è potuto riscontrare un certo ritardo ed alcune resistenze a far convergere gli aggiornamenti della teologia rispetto alla mariologia, la quale rischiava di rimanere piuttosto isolata all’interno del dibattito teologico. Anche all’interno del Concilio Vaticano II si produsse una realtà che vide contrapposte due tendenze: una più tradizionalista che prediligeva la strada dei “titoli” e caldeggiava la proclamazione di nuovo dogma mariano; un’altra, più aperta alle novità dei movimenti sorti nel ‘900, i più importanti dei quali furono quello liturgico, patristico, biblico ed ecumenico. Queste teologie rimproveravano alla mariologia “tradizionale” di estromettere Maria dal piano della salvezza e di porla piuttosto in un isolamento artificioso, distante dalla sua realtà storico-evangelica. Queste diversità di posizioni portarono il dibattito a momenti di grande fatica, fino alla sua impasse. Ciò era dovuto a questo: si doveva decidere in quale ambito inserire il capitolo riguardante Maria. Si era giunti in Concilio con la proposta di un trattato a parte, ma ciò non convinse molti dei padri conciliari i quali volevano inserirlo all’interno della costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium, (LG), in ascolto delle esigenze sollevate dai movimenti riformisti. Essi i quali premevano perché, più fedelmente rispetto al dettato biblico, la madre di Gesù ritornasse ancorata all’opera di redenzione del Figlio, a cui lei non era affatto estranea.
In questa situazione assai delicata la mediazione di Paolo VI divenne molto importante. Egli infatti riuscì a tenere in equilibrio le reciproche esigenze, ottenendo l’inserimento del dibattito su Maria nella LG, all’VIII capitolo, comunemente chiamato De Beata. Questo capitolo promosse una nuova fase della mariologia. Si superò il metodo manualistico e scolastico precedente e si costruì sul dato biblico, patristico, senza escludere il dato magisteriale precedente. Un importante impulso al rinnovamento venne impresso dall’impegno ecumenico che attraversò tutto il Concilio. La voce critica soprattutto delle chiese protestanti non venne tacitata, ma al contrario si cercò di evitare esagerazioni che potessero offendere la loro sensibilità. A Maria, in linea con la Tradizione, veniva riconosciuto il posto più alto, dopo Cristo, nella Chiesa. Il cambiamento consistette nel ribadire la centralità dell’opera di redenzione che Cristo soltanto da sempre attua per la Chiesa, opera alla quale la Madre è intimamente legata, ma in modo subordinato. In questo modo venivano a cadere molte ambiguità legate a dei titoli, quali ad es. quello di “Corredentrice”, in cui ciò non appariva in maniera chiara. Paolo VI nel giorno della promulgazione della costituzione LG (e quindi del cap. VIII su Maria), presagì un periodo fiorente per il culto alla Madonna, che proclamò anche Madre della Chiesa.
Per la verità il periodo postconciliare vide un grosso affievolirsi della devozione a Maria, a cui il papa cercò di rispondere in modo particolarmente forte con due esortazioni importanti: Signum Magnum e MC, documento di cui si occupa il terzo capitolo dell’elaborato. Questa esortazione cerca di rilanciare la dottrina mariana conciliare, su cui appoggia tutta la dottrina del documento. D’altro canto questo non è solo una replica del De Beata, ma apporta molti sviluppi, anche in conformità all’attuazione della riforma liturgica e dei libri liturgici. Emerge inoltre un aspetto inedito: per la prima volta Maria è osservata nella sua dimensione umana, ed affiancata all’uomo contemporaneo, al quale il papa indica nella madre di Gesù una figura di riferimento. La MC rimane ancora oggi di grande attualità nel panorama della mariologia e della teologia cattolica.

 

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