Introduzione
I. Le guerre del VI secolo e l’inizio del medioevo nelle Alpi orientali
Il problema: migrazioni e spostamenti di popoli
I popoli alto-medievali
Nuovi assetti politici a sud del Danubio
Le Alpi orientali e Trento tra Goti, Franchi e Bizantini
Nuovi protagonisti nelle Alpi orientali: Alemanni e Bavari
Re Sinduald e la fine del mondo antico nel territorio di Trento
II. La cristianizzazione
Il problema: cristianizzazione, culti pagani, acculturazione
Città, vescovi, diocesi
Nuove sedi vescovili alpine: il caso di Coira
La fondazione della sede vescovile di Trento
Sant’Ambrogio e il vescovo di Trento Vigilio
L’evangelizzazione extraurbana e i martiri anauniesi
III. Longobardi e Latini: incontro tra culture
Il problema: scontro o incontro tra culture?
I Longobardi: dal Danubio all’Italia
L’insediamento dei Longobardi nel territorio di Trento
Le incursioni franche del 575-576 e del 590
Tra Longobardi e Bavari
La «ribellione» di Alahis
Dai Longobardi ai Franchi
IV. Impero e particolarismo politico nelle Alpi tra IX e X secolo
Il problema: potere senza Stato?
Il territorio di Trento nell’età di Carlo Magno
Dopo Carlo Magno Il territorio di Trento nell’età dell’incastellamento
Gli Ottoni e la creazione di un «nuovo ordine» nelle Alpi
V. I vescovi di Trento tra localismi e universalismi (secoli IX-XII)
Il problema: Chiesa di Roma, chiese locali
La Chiesa di Trento tra Salisburgo e Aquileia
Tra Chiesa locale e Impero
Corrado II e i nuovi equilibri politici nelle Alpi
Vescovi potenti, comitati e «nuovi conti»
I vescovi di TTrento e il conflitto tra papato e Impero
VI. Il territorio trentino nel Duecento e i rapporti tra il principato vescovile e Mainardo II. La nascita del Tirolo
Il problema: «regioni», territori, identità nel medioevo europeo
Successi e fallimenti: il principato vescovile da Adelpreto II ai successori di Federico Wanga (1170-1230 ca.)
La crisi del potere imperiale e le origini del Tirolo
Mainardo II conte di Tirolo: il controllo della città di Trento e del territorio
Strumenti del potere tirolese: la moneta e il credito
VII. Un principato vescovile nell’Impero asburgico tra XIV e XV secolo
Il problema: poteri politici (non più universali) e poteri ecclesiastici
I principi vescovi trentini nella lotta per il controllo dell’Impero (ca. 1310-1350)
L’egemonia degli Asburgo su Trento e le «compattate» col vescovo Alberto di Ortenburg
Le compattate nel Quattrocento
Il principato vescovile di Trento e il Tirolo: verso un asse-stamento nei rapporti
VIII. Signori e castelli nel territorio trentino
Il problema: i poteri signorili nelle campagne europee del medioevo
Castelli e signori nelle vallate trentine: un «sistema» che nasce in ritardo
Castelli e signori nelle vallate trentine: varietà e articolazioni di un sistema politico
Il lungo predominio dell’aristocrazia trentina: un «sistema» di lunga durata
IX. Centri urbani e centri semi-urbani
Il problema: le città nel medioevo (e le città alpine)
Trento, «civitas» romana e sede episcopale
Le peculiarità di Trento
Gli altri centri «urbani» del territorio trentino
X. Le Alpi attraversate: vie di comunicazione e nuovi poteri
Il problema: Alpi attraversate, Alpi vissute
L’attraversamento delle Alpi: vie di terra, vie d’acqua
Da est a ovest, da nord a sud Castelli, villaggi e luoghi di ospitalità e preghiera
L’ascesa dei Tirolo e il controllo della regione tra Inn e Adige
XI. Agricoltura, campagne, montagne
Il problema: un’economia montana nel medioevo e in età moderna I condizionamenti strutturali
Tendenze dell’economia trentina nel tardo medioevo: espansione dello spazio coltivato e colonizzazione
Relazioni commerciali ed economiche con l’esterno. Le risorse alpine
XII. Villaggi e comunità rurali tra XII e XV secolo
Il problema: la società rurale trentina, «il mondo che abbiamo perduto»
Villaggi nelle vallate trentine medievali
Intorno al villaggio. Spazi coltivati e spazi incolti
Lo sfruttamento economico dei beni collettivi
La chiesa e il villaggi
Giuseppe Albertoni insegna Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Gian Maria Varanini insegna Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Verona.
Introduzione
Nelle altre grandi campiture cronologiche che scandiscono quest’opera, la relazione tra le vicende di storia politica, istituzionale, economica del territorio trentino e la storia complessiva dell’Occidente europeo è immediatamente chiara ed evidente. Nell’età antica, il municipium di Tridentum e le Alpi sono un tassello del grande mosaico di organizzazione territoriale e di acculturazione costruito dalla Repubblica e dall’Impero romano. Tra il Cinquecento e l’Ottocento, almeno per alcuni tratti significativi la società e le istituzioni trentine sono partecipi delle tensioni verso la modernità (si pensi al disciplinamento post-tridentino, al Riformismo e all’Illuminismo settecenteschi). Negli ultimi due secoli, i problemi della nazione e dello Stato tengono il campo. Ma per il millennio medievale il problema si pone in termini diversi e più acuti, e alle considerazioni che si possono fare in linea generale per il medioevo occidentale nel suo insieme si aggiungono poi ulteriori e specifiche difficoltà per quanto riguarda il «caso» del territorio trentino e il modo di raccordarlo alla problematica d’insieme.
La definizione stessa di «età di mezzo» è convenzionale, ed è difficile, per non dire impossibile, presentare il medioevo come qualcosa di coerente e di unitario. Per definirlo, uno dei maggiori medievisti italiani del Novecento, Giovanni Tabacco, ha usato formule ricche di suggestione ma meditatamente ambigue: «l’età dello sperimentalismo», «un cosmo aperto di strutture instabili». Di questa difficoltà o impossibilità sono specchio evidente le aporie della periodizzazione: sia che si consideri il medioevo nel suo insieme, sia che si ragioni sulla pluralità delle periodizzazioni possibili, a seconda del punto di vista che viene preferenzialmente assunto.
Se ci collochiamo nella prima prospettiva, è nozione comune che i riferimenti usuali all’inizio o alla fine del millennio medievale, che anche in quest’opera vengono implicitamente ripresi – dunque l’anno 410, l’anno 476, l’anno 568; e all’estremo opposto il 1453 o il 1492 o il 1517 – possano essere pacificamente assunti solo se si è del tutto consapevoli della loro convenzionalità. E tuttavia sono ben presenti anche ai non specialisti una serie di acquisizioni che obbligano, o obbligheranno presto, a ridiscutere anche quella minimale convenzione. Il concetto di «tardo antico», da un secolo ormai presente nella storiografia, è stato pienamente metabolizzato anche dal senso comune storiografico; e si è affermata la formula «transformation of the roman world» che nega la sensatezza di una periodizzazione al V secolo e in ogni caso mette l’accento esclusivamente sul processo (anche se il recente polemico libro di Bryan Ward Perkins ha riportato al centro della meditazione di storici e archeologi l’ipotesi di una fine traumatica dell’antichità). ...
Leggi l'estratto