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L’indagine ha come oggetto il paradigma del giurista nazionale nell’Italia dell’Ottocento con il suo profilo diviso fra pratica e scienza, foro e università, pubblico e privato. Il viaggio di formazione attraverso questi mondi è scandito dalla comunicazione e dai conflitti tra soggettività e «abitudini» intellettuali differenti - è esemplare al riguardo la verifica dei poteri che si apre nell’esperienza di fondazione dell’«Archivio giuridico» di Filippo Serafini fra il 1868 e il 1872 - se pure inscritte in una stessa impresa di unificazione e nel più generale processo di integrazione del paese. In questo quadro emergono le voci delle rispettive culture originarie, mentre tratti anacronistici e desueti paradossalmente vengono inclusi e a loro volta nutrono la razionalizzazione del nuovo giurista dopo l’Unità.
La ricerca si è mossa pertanto fra le polarità e i caratteri di tale campo tematico: le regole della corporazione, i galatei del «decoro» forense simmetrici ai nuovi codici del «decoro» scientifico, i principi dell’eloquenza e la disciplina della parola pubblica nell’arringa e nella lezione, la fisiologia del buon giureconsulto negli epistolari e negli elogi - tra municipalismo professionale, universalismo della scienza e vocazione nazionale. Le dottrine dell’economia politica e del diritto civile, infine, rendono visibile rispettivamente il ritorno dei «buoni privilegi» della professione intellettuale e il tema della «proprietà dei discorsi».
Il giurista appare ora un autore privato simile al letterato, il soggetto di un ufficio pubblico, l’intellettuale-funzionario dello Stato. Dall’incrocio di materiali così eterogenei si delinea pertanto una antropologia multiforme del giurista nazionale chiamato alle sue «prove di responsabilità» all’interno della società liberale.
Indice
Introduzione
I. Pratica e scienza nella professione del giurista
1. Tra professione liberale e devozione allo Stato. Il giurista melanconico
2. I giuristi tra foro e università. La «verifica dei poteri» nel passaggio delle riviste
3. Funzione pubblica e professioni del giurista
4. L’archetipo dell’avvocato moderno
II. La ‘fisiologia’ del giurista eloquente
5. Il buon giurista fra eloquenza e letteratura
6. I galatei, Fisiognomica e disciplina del lavoro forense
7. Economia politica del discorso giuridico
8. Proprietà e capacità pubblica della professione eloquente
Indice dei nomi
Autori
Pasquale Beneduce è dottore di ricerca in Storia del diritto italiano. Collabora alle attività della seconda cattedra di Storia del diritto italiano dell’Università di Napoli «Federico II».
Parole chiave
- Italia
- Professione
- 1860-1920
- Avvocati
- Magistrati