Enrico Conci

Ricordi di un deputato trentino al tramonto dell'Impero (1896-1918)

Mirko Saltori (ed)


Collana: FBK Press
Numero: 10
Editore: FBK Press
Città: Trento
Anno: 2013
Pagine: 279

Cartaceo

Prezzo: € 20,00
ISBN:978-88-907711-2-5

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E-book

Prezzo: € 9,99
ISBN:978-88-98989-03-4

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Libro

Enrico Conci (1866-1960) è figura di spicco nella storia del partito cattolico trentino, ma anche figura chiave nelle vicende dietali e parlamentari di Innsbruck e Vienna. È proprio all’interno di quegli istituti di rappresentanza, a contatto con il conservatorismo tirolese da una parte e con la dimensione problematicamente multietnica della Vienna mitteleuropea dall’altra, che egli esercitò il ruolo, al tramonto dell’Impero, di ultimo «notabile» della politica trentina, più vicino per certi aspetti al liberalismo del secolo appena passato che non al dinamico movimento cattolico entro cui Alcide De Gasperi si era imposto come guida indiscussa.
Le memorie che qui si presentano, datate 1940, disegnano l’attività parlamentare del Conci con notevole esattezza di ricostruzione ma pure con una certa bozzettistica vivacità di tratto, raccontando anche l’esperienza degli anni di guerra, segnati dal confino di Linz e quindi dall’assunzione, dentro l’ultimo parlamento asburgico, del ruolo di portavoce delle istanze nazionali degli italiani d’Austria.

Indice

Paolo Pombeni - Enrico Conci, un notabile trentino fra Innsbruck e Vienna
Enrico Conci - I miei ricordi
Enrico Conci a Vienna: antologia documentaria
- Lettere alla moglie Maria Sandri (Vienna, marzo-giugno 1897)
- Discorsi alla Camera e altri documenti (ottobre 1900 - maggio 1918)
Mirko Saltori - L’osservatore, i dintorni, il resoconto. Qualche riflessione sulle memorie di Enrico Conci
Indice dei nomi di persona
Indice

Autori

Mirko Saltori è conservatore presso la Fondazione Museo storico del Trentino di Trento, collabora con l’Archivio provinciale di Trento ed ha al suo attivo diversi lavori di ordinamento e inventariazione archivistici.

Parole chiave

  • memorie
  • Conci
  • Enrico

Anteprima

Enrico Conci, un notabile trentino fra Innsbruck e Vienna
Paolo Pombeni

Fra le tante figure oggi quasi dimenticate del Trentino fra Otto e Novecento quella di Enrico Conci occupa un posto di tutto rispetto. In primo luogo dovrebbe colpire la sua lunga vita politica oltre che personale: nato nel 1866 a Trento, Conci morì nella stessa città nel 1960: quasi un secolo di vita, di cui quasi sessant’anni, dal 1895 al 1953, dedicati alla attività politica, prima nella fase asburgica alla Dieta di Innsbruck e al Reichsrat di Vienna, poi, dall’ottobre 1920 all’agosto 1945, nel Senato del Regno d’Italia; infine, superato lo scoglio dell’epurazione, essendo stato il 21 gennaio 1946 riconosciuto dall’Alta Corte esente da compromissioni col regime (aveva fieramente ricordato di non avere mai preso la tessera del PNF: effettivamente una eccezione fra i senatori), tornava al Senato nella legislatura repubblicana del 1948-1953, alla cui conclusione si ritirò definitivamente per ragioni anagrafiche (era anche affetto da una incipiente sordità).

Eppure la storia di Enrico Conci è, per la parte più rilevante, di fatto quasi tutta contenuta entro la fase asburgica. Certo di lui si può ricordare la parentesi di attività, dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, al coordinamento della nuova provincia, di cui era stato nominato commissario il 21 dicembre del 1918 ed al cui vertice era poi rimasto fino al 1922 quando i fascisti occuparono il palazzo dove aveva sede l’amministrazione provinciale e, come gli stesso disse, fu costretto a «cedere alla violenza». È un passaggio di un qualche significato, ma incomparabile col ruolo che ebbe, come vedremo, nel tormentato tramonto del vecchio Impero di Francesco Giuseppe. La sua presenza nel Senato italiano durante il periodo fascista pare di nessun significato: il 26 giugno 1924 votò a favore del governo Mussolini, non aderendo all’Aventino, convinto, come sostenne in un discorso dell’epoca, che ci si potesse attendere dal nuovo esecutivo un intervento pacificatore di ordine pubblico e non una dittatura. La sua nomina al laticlavio era ...
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