I. Il contesto
Micaela Vettori - Innovazione, ricerca, territorio. LiveMemoires, un esercizio di partecipazionei
Bernardo Magnini - Adolescenti digitali e il web semantico
Silvia Gherardi - Come il progetto Adolescenti Digitali contribuisce alla ricerca LiveMemories
II. la ricerca
Manuela Perrotta - Introduzione. Nativi e migranti digitali
1. Identikit degli adolescenti digitali trentini
1. Gli interessi degli adolescenti nel tempo libero
2. Le abitudini
3. Le esperienze
4. Gli amici
5. Fiducia e capacità di rapportarsi agli altri
6. In sintesi
2. Nuovi consumi digitali
1. Letture: giornali, riviste, libri ed e-book
2. Vecchi e nuovi mezzi di comunicazione: radio, televisione
e Internet
3. Intrattenimento digitale: film e videogiochi
4. Cellulare e computer: ai confini dell’interattività
5. In sintesi
3. Internet tra presente e futuro
1. Crescere digitali
2. L’alfabetizzazione digitale
3. Internet nella quotidianità
4. A spasso per la rete
5. Le memorie del futuro
6. In sintesi
4. I social network: nuovi modi di socializzare?
1. La diffusione dei social network
2. Il successo dei social network: tra condivisione e interrealtà
3. Rischi legati all’uso dei social network
4. In sintesi
Conclusioni. Mai più soli?
Bibliografia
Indice degli autori
Bernardo Magnini , ricercatore Senior di FBK, è responsabile dell’Unità di Ricerca Human Language Technology e coordinatore scientifico del progetto LiveMemories.
Manuela Perrotta insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Polo Universitario delle Professioni Sanitarie di Ala ed è attualmente ricercatrice postdottorato presso la Norwegian University of Science and Technology di Trondheim.
Introduzione. Nativi e migranti digitali
Negli ultimi anni la cosiddetta digital o net generation è stata al centro di un grande dibattito. Gli adolescenti di oggi, infatti, sono la prima generazione al mondo nata e cresciuta nell’era digitale: computer, e-mail e telefoni cellulari sono parte integrante delle loro vite; i linguaggi dell’era dell’informazione, della connettività globale e del social networking sono la loro lingua madre. Questo cambiamento è principalmente dovuto al fatto che le tre principali tecnologie della «rivoluzione digitale» (il PC, il telefono cellulare ed Internet) sono state sviluppate e diffuse – nella forma a cui siamo abituati oggi – tra il 1985 (anno di distribuzione della prima piattaforma Windows) e il 1993 (anno del rilascio di Mosaic, il primo web browser che ha reso la rete accessibile anche ai non esperti).
Marc Prensky, saggista americano studioso di educazione e teorie di apprendimento digitali, famoso per aver sviluppato nuovi approcci alla didattica usando software e videogames, ha coniato la fortunata definizione di «nativi digitali», mettendo in evidenza ciò che contraddistingue veramente questa generazione dalle precedenti. Secondo Prensky, infatti, gli adulti sono «migranti digitali», poiché hanno appreso il nuovo linguaggio delle tecnologie in età adulta e «come tutti i migranti, alcuni meglio di altri, hanno dovuto adattarsi al nuovo ambiente tecnologico, ma conservano il loro accento e restano legati al passato» (Prensky 2001, p. 2).
Sebbene la metafora dei nativi e dei migranti digitali abbia catturato l’attenzione del dibattito nazionale (si veda per esempio Lotito 2008; Ferri 2011) ed internazionale (Bauerlein 2008; Palfrey, Gasser 2008; Tappscot 2009) sul tema dell’uso sociale delle nuove tecnologie, essa è anche stata aspramente criticata (Jenkins 2007) per la sua tendenza a leggere il digital divide su base anagrafica, facendo così sparire le caratteristiche socio-demografiche, le esperienze culturali e le competenze che rendono possibile l’accesso e la partecipazione a diverse tipologie di piattaforme tecnologiche. Parlare di nativi digitali, secondo Jenkins, significa ritenere che tutti i giovani condividano e padroneggino conoscenze ...
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