La felicità esiste, ma è finita

L'etica del limite di Salvatore Natoli

Monica Marotta


Collana: Tesi CSSR
Numero: 372

Tesi

Istituzione: FBK - ISR Corso Superiore di Scienze Religiose
(Facoltà Teologica del Triveneto)
Tipologia: Tesi di Laurea in Scienze Religiose
Anno Accademico: 2015 - 2016
Relatore: prof. Paolo Costa
Collocazione: i-14 020 0372
Consultazione: autorizzata
Pagine: 49

Abstract

Salvatore Natoli, filosofo dello stare al mondo, ha esaminato il tema della felicità in una serie di scritti, il più noto dei quali è il volume La felicità. Saggio di teoria degli affetti (Feltrinelli 1994). Natoli descrive due modalità dell’essere felici, che sono concatenate l’una con l’altra. Una felicità più immediata – la felicità come sentimento, più esattamente come stato d’animo – e la felicità come bene costante. Natoli difende la superiorità di questo secondo tipo di felicità e propone una via per raggiungerla. Non si tratta di una felicità fatta di attimi, dipendente da quello che egli definisce uno stato di grazia, né di una felicità labile, ma di una felicità che può divenire un bene stabile. Una felicità che l’uomo può raggiungere lavorando su di sé, sulle proprie potenzialità, con disciplina, cercando di realizzarle al massimo. L’etica natoliana si propone così come un’etica del finito e delle relazioni. In conclusione, dopo aver disegnato l’identikit dei giovani di oggi, viene posto il problema di quanto questo modello di felicità possa essere convincente per l’uomo dell’età post-secolare e soprattutto quanto possa parlare alla gioventù contemporanea.

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