Oggetto della presente ricerca è il giuramento come base del patto politico nella storia dell’Occidente, terminale richiamo del potere ad una giustificazione metapolitica, alla sacralità.
L’autore parte dalla constatazione che il mondo odierno vive una crisi della politica nei suoi meccanismi istituzionali e costituzionali, quali sono stati elaborati negli ultimi secoli, crisi che investe l’essere stesso dell’uomo come animale politico e che mette in gioco non soltanto le regole dello Stato di diritto, dello Stato liberale e democratico, ma l’intero sviluppo del sistema politico occidentale: il tema del giuramento come snodo tra la politica e il sacro è la chiave di tale processo.
Ampiamente diffusa in età antica come invocazione alla divinità a sostegno di testimonianze, promesse o patti, questa pratica viene assunta col cristianesimo nel suo valore di giuramento/sacramento, per poi aqquisire un carattere contrattuale che ne fa il fondamento di tutti i meccanismi della vita pubblica e privata. Nel XVIII secolo, con l’esaurirsi del contrattualismo e della teoria del diritto naturale, il giuramento politico si trasforma in una specie di voto secolarizzato con cui il singolo si consacra allo Stato. Ricondotto entro questi limiti, il giuramento perde il valore religioso delle origini, mentre è messa in discussione anche la sua validità e utilità come istituto giuridico.

Paolo Prodi insegna Storia moderna all’Università di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato tra l’altro: «Il sovrano pontefice» (1982), tradotto anche in inglese («The papal Prince», Cambridge Univ. Press, 1987).

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